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Una notizia non attesa, che fa pensare
Ieri, 26 Ottobre 2009, mi è giunta notizia che domani, 28 Ottobre 2009, si terrà una riunione presso il Ministero dell’Istruzione per “decidere, finalmente, di bloccare le richieste di risarcimento e definire una via per sistemare il problema dei lavoratori della scuola (ATA ed ITP) ex Enti Locali”. Oggi, 27 Ottobre 2009, scrivo: tenete a mente le date.
Quella riunione mi puzza: per questo scrivo. Il 3 Novembre 2009 – fra pochissimi giorni – è fissata la sentenza della Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi nuovamente, su alcune questioni di natura giuridica che ci riguardano, e che potrebbero ribaltare la precedente sentenza sfavorevole ai lavoratori. E, pochissimi giorni prima, viene indetta una riunione fra il Ministero (ossia il Ministro Gelmini, che rappresenta il Governo, anche se non sarà probabilmente presente di persona) e le rappresentanze sindacali “ufficiali”, ossia la Triplice più l’UGL e lo SNALS. Almeno, così crediamo: non c’è giunta notizia che i COBAS-SdL siano stati convocati.
Perché la cosa ci puzza?
Prendiamo in esame le due, diverse situazioni che si potrebbero generare dalla sentenza della Consulta (sulla quale, ovviamente, non mettiamo becco): i Giudici Costituzionali danno ragione ai lavoratori, oppure tutto rimane come oggi.
Nel caso la Corte confermi – in sostanza – la precedente sentenza, perché il Governo avrebbe bisogno di chiedere un incontro con i sindacati? Conoscendo i metodi Gelmini&Brunetta&Sacconi&… possiamo facilmente indovinare come si comporterebbero. Già li sento.
Visto il pronunciamento della Consulta – direbbero, probabilmente – l’accordo sindacale siglato in data 28/10/2009 non ha più senso, perché superato dagli eventi. I sindacati “ufficiali” allargherebbero le braccia – come hanno fatto per la precedente – affermando che, di fronte al pronunciamento dei Giudici, non c’è più niente da fare. Già lo fecero per la precedente sentenza: di lottare, mai sentito una parola.
Se, invece, la Consulta dovesse dare ragione ai lavoratori, lo scenario è più interessante.
Il Governo sarebbe spiazzato e dovrebbe rivedere tutta la materia, soprattutto perché la Cassazione non tarderebbe a mettere a ruolo le molte cause pendenti. Chi potrebbe salvarlo?
Un accordo sindacale!
Ovviamente, non si può negare la buona fede anzitempo: tutto dipenderà dalla natura dell’accordo.
Se l’accordo prevedesse la sostanziale sconfessione del comma 218/2005 della Finanziaria – la famosa “interpretazione” retroattiva di Berlusconi – ossia riconoscesse in pieno il diritto dei lavoratori al riconoscimento dell’anzianità agli effetti economici, il “blocco” dei risarcimenti e la restituzione dei risarcimenti già chiesti, nulla da eccepire. Ma, a questo punto, sarebbe un accordo inutile (sempre nel caso la Consulta dia ragione ai lavoratori).
Ciò che temiamo è l’ennesimo pasticcio sindacale – ricordiamo che tutta la vicenda partì con “l’accordo” del Luglio 2000, che vide scendere in campo addirittura l’allora segretario della CGIL Cofferati – ossia un “accordo” nel quale, per l’ennesima volta, ci siano dei margini d’interpretazione giuridica per entrambe le parti.
Se la Consulta darà torto ai lavoratori, il Governo si trincererà dietro la sentenza e la storia sarà conclusa mentre, se la Consulta darà ragione ai lavoratori, partirà l’ennesimo tormentone, nel quale ciascuno accamperà una nuova interpretazione dei singoli punti. Ovviamente, a proprio favore, e la sentenza verrà – di fatto – depotenziata.
Non bisogna stupirsi di un simile comportamento: i sindacati “ufficiali” battono da sempre il tasto che “tutto deve essere contrattato”, poiché – di fuori della contrattazione – perdono la loro fetta di potere. E, particolarmente per CISL ed UIL, ciò significa aggiungere una carta alle molte profferte di “collaborazione” presentate a questo Governo. In cambio, ovviamente, di qualcosa che non sappiamo che sappiamo di sicuro esserci.
Perciò, massima attenzione a cosa sarà scritto in quell’accordo, poiché la storia – qualora la Consulta riconoscesse i diritti dei lavoratori – potrebbe ricominciare, all’infinito! In fin dei conti, tutta la storia consiste nel tentativo di una parte politica di danneggiare l’altra, lasciandola con il classico “cerino” acceso in mano.
Per questa ragione temiamo questo accordo, perché ci sembra giungere più in soccorso del Governo che dei lavoratori.
Ci sarebbe un modo per utilizzare quel cerino? Qualora i sindacati presentassero l’ennesimo pateracchio, sì: per dar fuoco ad un bel mucchio di tessere sindacali, con tanto di telecamere per “sparare” il servizio sui media TV e sul Web. Sarebbe l’unico modo, per i lavoratori, d’utilizzarlo al meglio.
Carlo Bertani (27/10/2009)
giovedì 29 ottobre 2009
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