Resoconto della giornata di sciopero e manifestazione
davanti alla Camera dei Deputati del 18/11
Dopo una faticosa organizzazione della giornata di agitazione, dovuta al fatto che la manifestazione era autoorganizzata, e quindi senza il supporto logistico di nessuna organizzazione sindacale, sono convenuti al luogo dell’appuntamento circa 250-300 colleghi ATA ed ITP e i rappresentanti delle due organizzazioni sindacali che avevano indetto lo sciopero e appoggiato la manifestazione: Unicobas e SdL intercategoriale. L’affluenza va considerata buona viste le ricordate difficoltà, cui si aggiungono i problemi economici legati a questo periodo di crisi, che ha spinto molti lavoratori ad aderire allo sciopero senza però potersi permettere di sopportare la spesa del viaggio a Roma. Va considerato anche il sabotaggio dei confederali; altro motivo per cui le percentuali di adesione allo sciopero sono da considerare un successo.
Il presidio è durato per tutta la mattinata, oltre le 13, quando si è decisa un’altra azione simile, in Via del Corso, presso la sede dell’ARAN.
Negli interventi che si sono succeduti hanno preso la parola, oltre a numerosi lavoratori, i rappresentanti di Unicobas e SdL. In tutti gli interventi sono emerse chiaramente le responsabilità non solo del governo attuale e dei precedenti (di centro-destra o di centro-sinistra che fossero), ma anche dei sindacati confederali ed in generale di tutti quelli che partecipano alla contrattazione. Su queste valutazioni torneremo a conclusione di questa breve nota.
Lo scopo principale della manifestazione era di poter ottenere un incontro di una nostra delegazione con gli esponenti politici, tanto della maggioranza, quanto dell’opposizione. Per l’opposizione il contatto era con l’On. Di Pietro dell’IdV, il quale non si è potuto presentare per la contemporaneità di un altro impegno. Per quanto riguarda la maggioranza, l’esponente con il quale era previsto il contatto era l’On. Marco Marsilio del PdL, componente della Commissione Bilancio della Camera: l’incontro è avvenuto con un solo rappresentante del Coordinamento ed è stato nettamente deludente sia per l’atteggiamento dell’On. Marsilio che non ha voluto incontrare una delegazione, sia per le sue dichiarazioni secondo le quali non era possibile intavolare nessuna discussione, in assenza di uno stanziamento specifico per la soluzione del nostro problema e non vi erano state comunicazioni da parte del MIUR in questa direzione, contrariamente a quanto aveva garantito l’On. Pizza in un precedente incontro con alcuni colleghi.
Quindi, in sostanza, gli incontri previsti non hanno avuto alcun esito. E’ per questo motivo che si è fissato immediatamente un successivo intervento presso la sede dell’ARAN in Via del Corso, poco distante dal luogo del concentramento. L’appuntamento era fissato per le 16, ora in cui i sindacati maggiormente rappresentativi avrebbero dovuto discutere del rinnovo contrattuale con dei rappresentanti dell’Agenzia. Un gruppo di 15 persone, quante ne aveva autorizzate l’autorità di PS, appositamente contattata per prendere accordi su questo nuovo presidio, si è recato al nuovo appuntamento. Un primo incontro si è svolto in strada, dove i lavoratori hanno parlato direttamente con Di Menna e Scrima, segretari, rispettivamente, di UIL e CISL e, successivamente, una delegazione composta da 3 persone, tra le quali il segretario dell’Unicobas D’Errico, è stata ricevuta dal dottor Francesco Melendez, quale rappresentante dell’ARAN.
Dai due incontri sono emersi i seguenti risultati: (1) Di Menna ha garantito un suo interessamento, tramite un messaggio ai presidenti delle commissioni e ai ministri competenti; (2) da entrambi gli incontri è emerso ciò che anche nella mattinata era risultato chiaro: la discussione della questione necessita di un impegno di spesa preso formalmente da parte del governo; in particolare questa è stata la risposta del dottor Melendez ad una sollecitazione di D’Errico che chiedeva, da parte del governo, una presa di posizione formale e non una banale disponibilità a riesaminare il problema, come invece recita il famoso comma 147 della Finanziaria 2008.
Veniamo a ciò che è avvenuto nei giorni successivi, con alcune considerazioni e le ultime novità. Di Menna ha effettivamente provveduto ad inviare la richiesta di riesame che aveva promesso, ma questo non fuga affatto le ombre presenti sull’operato dei sindacati confederali in questa vicenda (senza considerare le responsabilità storiche, a tutti note e pesantissime) perché una richiesta di stanziamento di fondi, conditio sine qua non per la soluzione del problema, avrebbe dovuto essere avanzata già da tempo; in assenza di tale impegno a tempo dovuto sono evidenti a tutti le responsabilità oggettive dei sindacati maggiormente rappresentativi e quest’ultima presa di posizione ha il sapore di un contentino concesso all’ultimo momento per salvare la faccia.
Riguardo a queste considerazioni dobbiamo, inoltre, tenere presente ciò che è accaduto poco prima della manifestazione: mi riferisco a quanto abbiamo sentito nel corso dell’ultimo mese, a partire dall’incontro di alcuni colleghi con il sottosegretario Pizza e di un altro gruppo con Panini. Sono emerse dai due valutazioni diametralmente opposte: da un lato il sottosegretario alla PI ed un funzionario, persone sicuramente ben informate, hanno garantito che da parte del ministero non esistevano resistenze e che c’era la volontà politica di dare una soluzione al problema; dall’altro il segretario (allora) del maggior sindacato ha usato l’espressione inequivocabile “sulla vostra questione è stata posta una pietra tombale”. Ora, è difficile immaginare che la CGIL non conosca l’orientamento del ministero; quindi l’unica spiegazione plausibile di un simile atteggiamento è che i sindacati abbiano scelto la linea di condotta di sacrificare la nostra questione a vantaggio di altre che giudicano più importanti, senza però prendere una chiara posizione, tentando, anzi, di far ricadere questa responsabilità su altri soggetti: il ministero, la Corte Costituzionale, la politica… poco importa chi, in un crescendo di vaghezza; tanto in questi casi più si è vaghi, tanto più facile è raggiungere lo scopo che ci si prefigge: confondere le idee per non assumersi la responsabilità di una decisione unilaterale.
Se non lo fosse già stato in passato a questo punto è evidente che chi avrebbe dovuto difendere i nostri interessi, non solo è rimasto indifferente, ma ha addirittura avuto parte attiva nella vessazione che da 9 anni stiamo subendo. Del resto c’è un fatto incontrovertibile a testimoniare questo stato di cose: l’assenza alla manifestazione del 18/11 e l’invito a non scioperare sono una firma inequivocabile; mai come stavolta chi era assente ha avuto torto.
Infine due parole sulle iniziative in atto al momento in cui viene stesa questa nota: diversi gruppi parlamentari, grazie all’interessamento di alcuni di noi, hanno presentato nei giorni scorsi degli emendamenti alla finanziaria (l’IdV tramite l’Unicobas, il PD per mediazione di un collega di Trapani e pare che siano in corso tentativi anche da parte di UDC e Lega). Qualcuno ha definito, non senza ragione, (im) probabili queste iniziative. Sappiamo che la finanziaria nelle intenzioni di Tremonti è blindata, pertanto le possibilità di successo sono scarse. Abbiamo preferito percorrere anche questa strada semplicemente per non lasciare intentata nessuna possibile soluzione, perché sappiamo che basterebbe ottenere anche uno stanziamento minimo per creare un varco.
All’indomani di questo tentativo si apre lo spazio per ulteriori iniziative di cui si parla da tempo e che saranno oggetto di prossime comunicazioni.
E’ importante non mollare
La lotta continua
Marco Damasceni
lunedì 15 dicembre 2008
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