dal blog degli ATA e ITP ex Enti Locali
LA PROTESTA FINISCE SUL TAVOLO DEL PREFETTO
Dall'amministrazione provinciale (o, in qualche caso, comunale) sono passati alle dipendenze del ministero dell'Istruzione, nel 2000. Il risultato? Guadagnano meno, perché non viene loro riconosciuta l'anzianità maturata. E si ritrovano persino a dover restituire allo Stato migliaia di euro (fino a 20mila, in sei anni), ottenuti dopo una prima sentenza favorevole, poi scavalcata dalla Finanziaria 2006. La vicenda, ingarbugliata ma dall'esito chiarissimo, coinvolge sul Lario circa cento tra bidelli e tecnici. Ieri mattina, una delegazione dei lavoratori è stata ricevuta dal prefetto Sante Frantellizzi, che ha preso atto della situazione e si è impegnato a sottoporre l'accaduto al ministero e a sensibilizzare l'amministrazione provinciale comasca. I bidelli, intanto, devono fare i conti con stipendi ridotti di circa un terzo e con una situazione paradossale: «Ci sono colleghi con pochi anni di anzianità che guadagnano quanto chi ne ha accumulati venticinque o trenta - spiega Diana Fusaro, che lavora al liceo Giovio - Non ci sembra una condizione accettabile. Sotto il profilo economico, veniamo trattati come se fossimo stati assunti da poco. Inoltre, prima avevamo uno scatto ogni due anni mentre adesso ogni sette, senza dimenticare che ora sono più previsti nemmeno i premi di produzione». Anche Laura Rossini, sempre del liceo di via Paoli, faceva parte della delegazione ricevuta in prefettura «Abbiamo perso 213 euro dallo stipendio base e dobbiamo restituire migliaia di euro nei prossimi anni.C'è chi aveva fatto delle scelte sulla base della vecchia retribuzione e adesso si trova spiazzato, in grave difficoltà». Le cifre da restituire oscilla no tra gli 1lmila e i 20mila euro. «In provincia di Como - spiega Rossini - un centinaio di persone si trova a dover fare i conti con questo problema. Chi oggi lavora nelle scuole superiori proviene dall'amministrazione provinciale, quelli che lavorano nelle elementari e medie arrivano dai Comuni». In Italia il problema tocca circa 80mila lavoratori.
La delegazione è stata accompagnata in prefettura dal consigliere regionale del Pd Luca Gaffuri e dal consigliere comunale Bruno Magatti (Paco), che hanno seguito la vicenda: «La riduzione di stipendi già bassi e la richiesta di rimborsi di quanto già percepito - commentano - generano situazioni difficili, cui si aggiunge la componente psicologica. Ci si trova infatti a lavorare al fianco di persone che ricoprono lo stesso incarico ma ricevono uno stipendio più sostanzioso». L'obbligo di restituire parte delle risorse assegnate è scattato proprio in questo mese: «Stiamo portando avanti - dicono i bidelli - un ricorso alla Corte di Cassazione. Cos'altro possiamo fare?»
Mi. Sa.
mercoledì 24 giugno 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento