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Post n°566 pubblicato il 17 Ottobre 2009 da exentilocali
Egr. Dott.
siamo un gruppo di assistenti amministrativi della segreteria del Liceo Scientifico “G Galilei” di Erba (Co), dell’I.T.C. “Romagnosi” di Erba e del Liceo Scientifico “P. Giovio” di Como che, conoscendoLa e stimandoLa quale persona molto attenta e sensibile alle clamorose ingiustizie all’italiana, vorrebbe sottoporre alla sua attenzione quanto è successo a noi e ad altri circa 80.000 in Italia.
Siamo ex dipendenti degli enti locali che, ope legis, dal 1° gennaio 2000, furono fatti transitare dai ruoli degli enti locali ai ruoli statali (senza alcuna possibilità di opzione), in virtù dell’art.8 della L.124/99 che, in questo passaggio, riconosceva ad ognuno di noi il servizio prestato presso gli enti locali al 31/12/99.
Tale assunto veniva disatteso a seguito di un accordo tra l'ARAN e le organizzazioni sindacali confederali stipulato nel luglio 2001, con conseguente inquadramento di circa 80.000 dipendenti in base allo stipendio in godimento al passaggio (notevolmente inferiore, a parità di anzianità, rispetto a quello statale).
Da qui trovava inizio una lunga trafila giudiziaria, su migliaia di ricorsi, che vedeva i lavoratori interessati prevalere anche in Cassazione, che riconosceva il diritto sancito dalla legge 124/1999 e condannava il Ministero della P.I. al giusto inquadramento ed al riconoscimento dei conseguenti miglioramenti economici.
Successivamente, all'atto dell'approvazione della legge finanziaria 2006, su proposta dell'On.le Santanchè veniva inserito un emendamento (il comma 218 dell'art. 1) di "interpretazione autentica" dell'art. 8 della più volte citata legge 124/1999 che, di fatto, calpestava ed annullava i diritti dei lavoratori.
Di conseguenza, a dieci anni di distanza dal passaggio allo Stato, oggi si presenta la seguente situazione:
1. Dipendenti che all'atto di approvazione della legge finanziaria 2006 avevano già una sentenza positiva passata in giudicato: questi lavoratori hanno avuto interamente riconosciuti i propri diritti, col giusto inquadramento e liquidazione degli arretrati spettanti;
2. Dipendenti che allo stesso momento, seppur vincitori in giudizio di primo grado, non avevano ancora una sentenza passata in giudicato: questi lavoratori si ritrovano a dover restituire, con gli interessi, le somme già percepite, con danni incalcolabili sulle finanze familiari (in merito a ciò si allegano alcune comunicazione di avvio del procedimento amministrativo per accertamento del debito);
3 Dipendenti con ricorsi ancora pendenti, che saranno respinti a seguito del comma 218, art. 1 della finanziaria 2006, per sopraggiunto mutato orientamento della Corte di Cassazione.
La Corte Costituzionale, chiamata già nel giugno 2007 a decidere su eventuali vizi costituzionali dell'emendamento citato, si è espressa negativamente, ma pende tutt'ora una seconda istanza per incostituzionalità dello stesso comma, essendo il Governo (parte in causa nei giudizi) intervenuto direttamente e legislativamente al fine di garantirsi il favorevole esito giudiziario.
Nel frattempo, è stata adita anche la Corte Europea per i diritti dell'uomo, per dirimere definitivamente la questione.
Come si evince da quanto sopra, trattasi di una grossa ingiustizia che ha prodotto evidentissimi sperequazioni tra lo stesso personale, peraltro pesantemente penalizzato nei confronti di quello già statale, godendo di trattamento economico inferiore pur con una anzianità di servizio (nello stesso ruolo e con le stesse mansioni) di gran lunga superiore.
La situazione, in questo momento, vede alcuni di noi costretti a restituire le somme avute, che raggiungono e, in alcuni casi, superano anche i 20.000 € (a conferma si allegano alcune comunicazioni di avvio del procedimento) in un tempo massimo concedibile di 5 anni, cioè in 60 rate mensili che variano da 200 a 300 €, su stipendi di 1.000/1.300 €, con danni incalcolabili sulle finanze familiari.
Si sottolinea che nel frattempo, molti di noi si sono impegnati, per l’acquisto di una casa, in un mutuo, con un adempimento mensile che varia da 600 a 800 €.
E’ inutile dire quanto siamo amareggiati, arrabbiati, demotivati e mortificati, soprattutto chi tra di noi andrà in pensione tra 3 o 4 anni, per aver raggiunto i 40 anni di servizio, ma si vede inquadrato con un’anzianità pari a 9/15 anni e uno stipendio di 800 €., QUESTO DOPO 40 ANNI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! DI LAVORO, N O N E’ G I U S T O!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Scusandoci per la lunga, ma doverosa, premessa chiediamo, anche a nome di tutti i Colleghi d'Italia, un eventuale interessamento da parte Sua perché si faccia portavoce verso chi potrebbe aiutarci a risolvere questa grave ingiustizia.
In attesa di un Suo riscontro e a Sua disposizione, per qualsiasi chiarimento in merito, La ringraziano e cordialmente salutiamo.
sabato 17 ottobre 2009
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1 commento:
a questa triste , vergognosa scandalosa e palese ingiustizia,bisogna
resistere!!!!!!
resistere!!!!!!!!!!resistere!!!!!!!!!!
coinvolgendo i mass media , l'opinione pubblica tutta, e quanti ritengono di far parte ancora di uno Stato democratico!!!!
Fausto Ruggiero
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