giovedì 27 novembre 2008

TUTTI NE PARLANO E NIENTE SI MUOVE

DAL SITO DELLA FLC NAZIONALE
Non ci sono i presupposti di base per rinnovare i contratti: mancano le risorse, nessun intervento per ridurre il precariato e limitare i danni dell’erosione fiscale degli ultimi anni che dà ai lavoratori una percezione distorta degli aumenti realmente percepiti. Questi sono i principali motivi per cui il 30 ottobre 2008 la Cgil, a differenza di Cisl, Uil e Snals-Confsal, non ha sottoscritto l'intesa con il governo sui contratti pubblici. La proposta del governo è stata una vera e propria sfida a tutti quei lavoratori, oltre un milione, che nella stessa giornata avevano scioperato per dire no al piano della Gelmini. L’intesa del 30 ottobre non aggiunge neanche un euro al precedente quadro sulle risorse come conferma anche l’atto di indirizzo per la trattativa del biennio economico 2008/9. Questa povertà aveva spinto tutte le organizzazioni sindacali a proclamare lo sciopero sia nel pubblico impiego che nei settori della scuola, dell'università e della ricerca. Vediamo in concreto le risorse a disposizione: 2008: un aumento mensile medio lordo di circa 7-8 euro per compensare la vacanza contrattuale; 2009: un aumento di circa 70 euro lordi mensili. In pratica, a fine biennio (31.12.2009) i lavoratori si ritrovano in tasca un aumento medio mensile del 3,2%, che tradotto in cifra fissa è di 60 euro nello stipendio mensile e 10 sulla parte accessoria. In particolare nella scuola non ci sono nemmeno le risorse aggiuntive frutto dei risparmi. Infatti, secondo il piano della Gelmini, le economie (30%) derivanti dai tagli saranno disponibili a partire dal 2010. Quindi, la scuola subisce i danni della manovra economica del Governo (riduzione dei posti, decurtazione del salario accessorio in caso di malattia, ecc) senza avere alcun beneficio in questo biennio. Dunque, gli impegni verbali e molto generici del ministro Brunetta sull’utilizzo dei risparmi non riguardano la scuola. È chiarissimo, la proposta di incremento retributivo che ci è stata offerta a Palazzo Chigi è del tutto inadeguata se correlata all'aumento reale del costo della vita che, a fine biennio, sarà più del doppio dell’aumento proposto (3,2%). A questa miseria non si accompagna neppure un investimento per compensare l'aumento dei carichi di lavoro effetto del taglio dei posti. L'incremento stipendiale al netto delle tasse, che il Governo non ha alcuna intenzione di ridurre, si tradurrà in circa 49-50 euro netti al mese per le qualifiche medio-alte, e poco più di 20 nel caso delle qualifiche più basse. Che fine ha fatto l'impegno preso dalla Gelmini al suo insediamento in Parlamento di retribuire meglio i docenti della scuola! Solo pochi mesi dopo si scopre che i soldi non ci sono (per questo). Il Governo vuole destrutturate gli attuali meccanismi contrattuali, impoverire le retribuzioni, precarizzare posti e salario dei pubblici dipendenti per dare più opportunità ai gestori delle scuole private. Non si salva neppure la dirigenza scolastica, le qualifiche alte a cui il governo dice di guardare con favore. Bene, non c'è ancora nemmeno l'atto d'indirizzo per il rinnovo del primo biennio 2006-2007. Sui contratti scaduti da quasi 3 anni, dirigenza ed enti di ricerca, non ci si può accontentare di un generico riferimento all'apertura delle trattative contenuto nell'intesa. Tutto questo non è serio. Le proposte della FLC per il rinnovo del Ccnl Per ottenere un vero riconoscimento sociale ed economico del personale della scuola secondo la FLC è necessario: raddoppiare le risorse da destinare al rinnovo del contratto sul secondo biennio economico 2008-2009 per tutelare il reale potere d'acquisto dei salari; ridefinire la struttura retributiva (vedi art. 77 del Ccnl/07), trasferendo la retribuzione professionale docente, il compenso individuale accessorio del personale Ata e l’indennità del Dsga dal salario accessorio a quello fondamentale. Queste voci vanno comunque aumentate per innalzare il trattamento economico; rafforzare il ruolo della contrattazione di secondo livello, che oggi conta su una disponibilità media pro capite di circa 1.250 euro lordi l’anno. Per dare più valore e soggettività alle diverse professionalità, permettere una progressione di carriera professionale di docenti e Dsga, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici (vedi ex art. 7), ampliare l’autonomia scolastica e il protagonismo dei lavoratori queste risorse vanno triplicate. La contrattazione di secondo livello deve essere lo strumento per dedicare una parte delle risorse al riconoscimento delle specificità professionali. Ad esempio per dotare i docenti di una card per spese di formazione, acquisto pc, ingresso musei; individuare, all’interno del secondo biennio economico, risorse adeguate per lo sviluppo professionale e la carriera dei docenti (vedi art. 24 del Ccnl 29 novembre 2007); superare l’handicap del precariato, dando durata triennale ai contratti individuali di lavoro del personale a tempo determinato. Questo è un elemento di qualità del servizio perché favorisce la continuità didattica specialmente nel caso di insegnati impegnati con gli alunni diversamente abili; equiparare progressivamente il trattamento economico e giuridico del personale a tempo determinato a quello a tempo indeterminato (art. 90 Ccnl); stanziare fondi ad hoc per risolvere il problema dell’anzianità dei Dsga assunti prima del 2001, in analogia a coloro che sono stati immessi nella funzione successivamente. Vedi la raccomandazione unanime della VII commissione cultura della Camera durante la precedente legislatura; stanziare finanziamenti specifici per esaminare “la posizione giuridico-economica” del personale docente e Ata transitato dagli EE.LL. (vedi art. 3 comma 147 legge finanziaria 2008); ripristinare il primato della contrattazione sulle materie che riguardano il rapporto di lavoro: diritti, doveri, opportunità, salario e organizzazione del lavoro. In questa logica vanno fermati i provvedimenti di rilegificazione previsti dalla manovra d’estate (L. 133/08). Così come vanno modificati e/o ritirati i provvedimenti contenuti in diversi disegni di legge presentati dal Governo in materia di contrattazione e stato giuridico del personale. Essi ci riportano a un modello arretrato di amministrazione pubblica e ci allontanano dai sistemi europei.

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