lunedì 27 aprile 2009

PER CHI ?

Per chi?

Dopo così tanti anni trascorsi in continui patemi d’animo – oggi la sentenza favorevole, domani contraria, poi la Cassazione, la Corte Costituzionale, domani quella Europea – viene da chiedersi, a poche settimane dal voto, per quale motivo bisognerebbe recarsi alle urne. Per chi?
Talvolta, s’ascoltano voci che richiamano alla “apoliticità” del nostro movimento: mai cosa fu più vera!
Dopo essere stati fregati dai sindacati confederali nel 2000, poi da Berlusconi nel 2005, infine da Prodi (la firma sulla richiesta dell’Avvocatura dello Stato del 2006 alla Corte Costituzionale, per “validare” l’emendamento di Berlusconi, era la sua), oggi, chi di noi ha qualcosa da chiedere ad uno schieramento politico?
Certo, avremmo da chiedere di mettere fine a questo pianto senza fine, a questa vita sospesa che ci tocca vivere, alla mannaia che non sappiamo quando calerà: si potrà materializzare domani, con una lettera nella quale ci chiedono decine di migliaia di euro, oppure sfinirci in un’attesa senza fine.
Quale refolo di dignità ancora rimane, che non sia un sospiro ricacciato, una melassa di sentimenti oramai ingurgitati, vomitati e poi rimangiati, fino a chiedersi che senso abbia ancora scrivere, parlare, chiedere udienza al potente di turno? Domandandosi, fissandolo negli occhi: “Questo, come ci fregherà?”
Per chi, allora, muoversi per recarsi al seggio?
Così, sembra più un moto qualunquista che altro: eppure, ciascuno di noi vorrebbe, disperatamente vorrebbe essere “qualunque”, ed avrebbe pieno diritto d’essere un qualsiasi dipendente con diritti e doveri, come quando eravamo nelle Province! Qualcuno, lo ricorda? E ricorda con quale stato d’animo accettammo il passaggio allo Stato? Fidanti di continuare ad essere dei lavoratori come tutti gli altri: diritti e doveri, in uno Stato di diritto.
Invece, stavano preparandoci il nostro inferno, giocando sulla nostra pelle da un governo all’altro: promesse, ordini del giorno, roboanti assicurazioni elettorali…fummo e siamo solo merce di scambio.
Per una volta, guardiamoli in faccia con dignità – tutti, indistintamente – e troviamo il coraggio – almeno! – d’urlare loro in faccia “non avrete mai più i nostri voti!” Perché? Perché chi vota è in possesso dei diritti civili che noi, formalmente, ancora possediamo. Sostanzialmente, rubandoci la vita, ce li hanno sottratti.
Facciamoglielo sapere: ufficialmente, con firme, tante. Le nostre, di tutti i nostri familiari: centinaia di migliaia di voti in fumo, l’unica merce alla quale sono ancora disposti a credere, i trenta denari che attendono ad ogni tornata elettorale.
Almeno la dignità sarebbe salva.
Carlo Bertani
www.carlobertani.it

1 commento:

Gianpaolo Carlo ha detto...

Uno scatto d'orgoglio!!!
Ecco, è questo tutto ciò che ci resta.
Sono d'accordissimo.
Procediamo uniti, compatti e rialziamo la testa, almeno la dignità è slva.
gianpy