mercoledì 23 dicembre 2009

DA ROSSELLA ARDITI

La domanda di ricostruzione di carriera serve per interrompere i termini della prescrizione decennale del nostro diritto ad avere riconosciuto almeno il servizio prestato nelle scuole statali. Per ora la presentiamo in attesa che anche la Cassazione si pronunci, ma soprattutto in attesa che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo si esprima sulla nostra incredibile vicenda di diritti calpestati da chi ci dovrebbe tutelare e rappresentare. Io infatti non ho alcuna fiducia nella trattativa che ormai i confederali non fingono nemmeno più di portare avanti. Non si parla più di noi, il silenzio è un'arma formidabile per annientare le persone più caparbie e per distruggerle psicologicamente. Ma noi riprenderemo tutto da capo, ci appelleremo ad altre disposizioni di legge e al principio costituzionale che a parità e quantità di lavoro svolto dai lavoratori deve corrispondere pari retribuzione, perchè noi abbiamo svolto il nostro lavoro non al servizio degli Enti Locali, ma delle scuole, degli studenti, delle famiglie, dei docenti e, che gli piaccia o no, del Ministero della Pubblica Istruzione. Lo abbiamo fatto addirittura in situazione svantaggiata rispetto ai nostri colleghi statali, in carenza di organico e in condizioni ambigue:il nostro status era di personale scolastico o degli Enti a secondo di come faceva comodo ai nostri duplici padroni che al momento giusto ci hanno dato un calcio nel sedere. No, non molleremo, non solo perchè non è giusto, ma anche per dimostrare di avere un minimo di dignità personale.Un abbraccio a tutti.Rosella Arditi.

1 commento:

lorenzo ha detto...

La corte costituzionale (il minuscolo non è un errore, non voglio offendere i giudici con gli attributi, i PM che combattono tutti i giorni contro gli abusi politici- i vari tipi di mafia) con una sentenza vergognosa , tanto che per giustificare il legislatore di centro-destra (che porcata, per dirla alla Carderoli) , con la sentenza N° 311/2009 del 3 novembre 2009, che con con il comma 218 L. finanziaria 2006 ha voluto interpretare, in modo retroattivo, l'art. 8 della L. 124/1999, permettendogli in questo modo di non rispettare l'art. 117 della Costituzione rispetto all'art. 6, comma 1, della CEDU, richiamando a sostegno di quanto affermato l'unificazione delle due Germanie Est ed Ovest (trasferimenti di proprietà, con effetto retroattivo senza indennizzo di proprietà del popolo della ex DDR, paragonandola all'unificazione degli Ata (quelli morti di fame del Sud, nullafacenti,ex enti locali con quelli del Nord, gli opulenti, gli operosi dello Stato) e che ai morti di fame lo Stato aveva già garantito lo stipendio in godimento all'atto del passaggio, che grosso sforzo!; Certo, per i giudici costituzionali (gli opulenti, i geni del diritto, magistrati in pensione e, che pensioni, con circa quindicimila € mensili) e per i parlamentari del centro destra, sono loro che hanno approvato il comma 218, provvedimento di ampia portata; dov'è finita la perequazione tanto decantata dai politici, dai giudici costituzionali che con il lodo Alfano appena un mese prima della sentenza che ci riguarda avevano sostenuto l'eguaglianza di tutti i cittadini, dai sindacati? Per questa specie di gente, rappresentati delle istituzioni, i pezzenti rimangono pezzenti, per loro l' opulenza deve esserci sempre e noi potremmo metterla in pericolo. Ci dobbiamo rassegnare, viviamo in Italia (viva la fuga dei cervelli) e, questo per i nostri politici (i più remunerati in Europa), è già un grosso sacrificio mantenere i pezzenti, figurarsi i pezzenti precari, gli extracomunitari.
Vergogna, vergogna, vergogna ….............!, approfittiamone, diciamolo noi a loro.
Consiglio di mettere a disposizione un modello di disdetta dai Confederali, già datato e, con scritto personale ex enti locali, come s'è fatto per la richiesta di ricostruzione di carriera, in modo da presentarlo tutti insieme nello stesso giorno alle sedi di lavoro. Dimostriamo a questi nostri rappresentanti, una massa di papponi, che non gli crediamo più, che siamo stomacati dal loro modo di fare facendo venir meno la tutela dei lavoratori, riservandoci di diffidarli e di metterli in mora per i danni che ci hanno causato. Cosa hanno fatto per noi, se non l'accordo del 20 luglio 2000 e sappiamo bene il risultato che ha prodotto e, cosa non hanno fatto vedi il comma 147 dell'art. 3 della L. finanziaria 2008 approvato dal governo Prodi di centro-sinistra, che per farsi perdonare, si proponeva di definire la nostra posizione giuridico-econimica in sede di rinnovo contrattuale relativo al biennio economico 2008-2009.